Cronache Ribelli
Box "Sappiamo tutti chi è Stato"
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"Sappiamo tutti chi è Stato."
Abbiamo provato a inserire in questo box una serie di testi che approfondiscono diversi episodi "oscuri" della storia italiana, dalle stragi della strategia della tensione al caso di Ilaria Alpi e della tragedia di Ustica.
La strada di Ilaria/Non tacere
Due testi, due voci, due sguardi, un unico obiettivo: tenere viva la memoria su uno dei casi più oscuri della storia italiana recente.
La strada di Ilaria racconta i fatti sui quali lavorava Ilaria Alpi e le ragioni della sua morte. Un caso scomodo che la giustizia italiana sta cercando di chiudere, benché sia rimasto fino a oggi senza responsabili. Traffici di armi e di rifiuti tossici, corruzione, misteri nello storico rapporto fra Somalia e Italia: una storia che deve essere raccontata. Un romanzo rigoroso nelle informazioni e poetico nelle parole, che riesce a raccontare tante storie, unite tra loro dal filo sottile, ma vero e indispensabile, della verità e del rispetto della memoria.
Non tacere, un’inchiesta scritta in forma di orazione civile, ripercorre le tappe del lungo iter giudiziario con cui si è cercato di mascherare quella che è stata una vera e propria esecuzione, consumatasi il 20 marzo 1994 nel “più crudele dei giorni”. Ripercorrendo tutti i tentativi di insabbiamento, le contraddizioni e le connivenze che negli ultimi anni si sono susseguite sul caso Alpi, Mariangela Gritta Grainer smonta puntualmente le ipotesi di tentativo di sequestro e/o di rapina finite male e sostiene, con documenti finora inediti, la tesi dell’esecuzione. Non tacere: una scelta etica che si rintraccia sempre nei lavori di Ilaria. Per questo è stata assassinata, perché tacesse per sempre e non potesse più raccontare.
Ustica (fumetto)
Il 27 giugno 1980, alle 20 e 59, il DC-9 I-TIGI della compagnia aerea Itavia, decollato a Bologna e diretto a Palermo, scompare dagli schermi radar nei cieli del Mar Tirreno, a nord dell’isola di Ustica, e precipita in mare.
Muoiono tutte le 81 persone presenti a bordo dell’aereo, tra cui 13 bambini. Decenni di indagini, centinaia di udienze, migliaia di pagine processuali, perizie, ipotesi, depistaggi e decine di decessi giudicati sospetti, per uno dei fatti più inquietanti della recente storia italiana.
Da questa brutta storia il Paese ne esce con le ossa rotte, ferito nella sua sovranità. La scienza e la magistratura non possono fare più nulla. Soltanto la politica, e con essa la diplomazia, può ancora decidere di andare fino in fondo, chiedendo conto di ciò che è accaduto ai nostri alleati con la più elementare di tutte le domande: perché?
Fabrizio Colarieti
Qualche pagina di registro sarà stata tagliata (e fatta sparire) come si usava a scuola, con la lametta. Qualche registrazione sarà andata dispersa e qualche nastro distrutto. Qualcuno sarà stato intimidito, qualcun altro sarà morto. Succedono un sacco di cose strane e inspiegabili al mondo. In Italia, un po’ di più.
Andrea Purgatori
La strage di Piazza Fontana
Si è soliti dire che persista più di un mistero riguardo alla strage del 12 dicembre 1969.
Nulla di più falso. Sappiamo moltissimo, quasi tutto, di questa tragica vicenda.
Non ci si lasci ingannare dalle sentenze.
Nelle attività di indagine sono state acclarate le ragioni che ispirarono la strage in funzione di un salto di qualità nel percorso della “strategia della tensione” emesso a fuoco il complesso dei mandanti, tra vertici militari e ambienti Nato, complici ampi settori delle classi dirigenti e imprenditoriali, tentati da avventure eversive. Sono anche stati individuati gli esecutori materiali, ovvero gli uomini di Ordine nuovo, con il riconoscimento delle responsabilità personali di Franco Freda, Giovanni Ventura e Carlo Digilio. Sulla base delle carte che si sono accumulate, interrogatori, confessioni, incrocio di indizi, sarebbe addirittura possibile ricostruire il percorso compiuto dalla bomba collocata all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura. Nelle pagine di questo libro si parte dai primi anni Sessanta, da quando il progetto eversivo della “strategia della tensione” ebbe la sua incubazione, per ricostruire non solo la vicenda giudiziaria di piazza Fontana, ma il ruolo fondamentale del terrorismo neofascista e delle complicità statali, indagando su figure ed episodi rimasti nell’ombra con il supporto di una ricca documentazione inedita.
La morte a Brescia
Era il 28 maggio del 1974. A Brescia, piazza della Loggia era piena.
I sindacati e la città del movimento operaio e democratico era scesa in strada per manifestare contro il terrorismo fascista che, in quegli anni, aveva già insanguinato l’Italia stendendo un velo oscuro di morte e di omertà su numerosi attentati. Ma quella mattina, a Brescia, l’eversione nera voleva colpire ancora. Fu uno scoppio fortissimo quello che devastò la piazza, uccidendo otto persone e ferendone oltre cento. Tutto nacque da una bomba nascosta in un cestino di rifiuti, ma l’indagine su quanto accaduto fu immediatamente resa faticosa dall’allucinante decisione di lavare il sangue dalla piazza con potenti getti d’acqua, rendendo impossibile compiere i normali rilievi.
Paolo Barbieri, bresciano e presente in piazza il 28 maggio, parte proprio da questi concitati momenti di lutto per raccontare la storia della strage: una lunga vicenda umana e giudiziaria in cui il depistaggio sembra la regola, la reticenza degli apparati dello stato normale e le protezioni di cui i fascisti godono in seno alle istituzioni un fatto acclarato. Per questo, prima di ogni altra cosa, la strage di Brescia rappresenta una ferita all’ordinamento democratico destinata a non rimarginarsi mai.
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